William Kentridge riflette sul rapporto tra la memoria e i luoghi. Su un foglio, l’artista disegna un paesaggio coloniale fittizio, come quelli che si ricorda appesi nella sala da pranzo della sua infanzia. Sull’altro, il suo alter ego disegna quello che ricorda di aver visto davvero a Johannesburg.
Piccole marionette di carta e attori mascherati danzano senza sosta in un fittizio museo sovietico mentre William Kentridge racconta la storia della sua installazione del 2022, Oh to Believe in Another World, realizzata in risposta alla Sinfonia n. 10 del compositore russo Dmitrij Šostakovič.
Mario Bellatín esiste: è uno scrittore messicano con un braccio solo e dall’incredibile vitalità; anche quando dice in Winter-house di essere già morto, e anche quando scrive testi autobiografici in cui il suo nome viene sostituito da uno pseudonimo che si riconosce come il fantasma di se stesso.
Beirut, inverno. Su una spiaggia piena di lattine portate a riva dal mare, Lili e Michel si incontrano. Forse si conoscevano già. Mentre cercano di rimettere insieme i frammenti di un passato incerto, emergono dei ricordi: un atto terroristico, un’ esplosione, e la sparizione di una bambina, Elena.
Il giornalista Lee Harkjoon, che si è fatto conoscere per i reportage sui rifugiati nordcoreani, ha ottenuto un accesso straordinario dietro le quinte dell’agenzia di gruppi K-pop Star Empire, e ha trascorso un anno osservando casting, lezioni e i tentativi di lancio di un nuovo gruppo femminile.
An Anthropological Television Myth è una scusa per introdurre l’antropologia televisiva nel dibattito culturale, interpretando la storia di un paese e delle sue genti attraverso gli archivi di centinaia di stazioni televisive private sparse in tutta Italia.
L’artista sudafricano William Kentridge esplora la vita nello studio, che si immagina come una versione ingigantita della sua testa dove l’artista dialoga con l’uomo. Ben presto, lo studio si riempie dei tanti alter ego di Kentridge.
Erwin Romulo, migliore amico del critico cinematografico Alexis Tioseco, racconta quello che è successo dopo che quest’ultimo e la sua fidanzata sono stati assassinati durante una rapina a casa loro. Per non interrompere mai la narrazione degli eventi, Lav Diaz utilizza un lungo piano sequenza.
Nel dicembre 1969, il leggendario pianista e compositore Thelonious Monk chiuse la sua tournée europea a Parigi. Prima del concerto, Monk fu intervistato per la TV francese dal pianista jazz Henri Renaud. Filmati d’archivio scoperti da poco rivelano le incomprensioni tra Monk e il suo interlocutore.
Il punto di partenza è un libro di sceneggiature mai girate di Antonioni, Quel bowling sul Tevere. Il film è “recitato” da un vero critico, Philippe Azoury, nei panni di un critico inesistente che parla di questi film inesistenti dell’inesistente “periodo giapponese” del cineasta italiano.
La leggendaria Cesária Évora, la “diva scalza”, nacque in povertà nella Capo Verde coloniale e conquistò la fama grazie alla sua voce. Filmati d’archivio mai visti, tra cui filmini casalinghi, registrazioni e testimonianze uniche, ricostruiscono il contesto socio-politico della sua vita.
Un’indagine sulla storia dei test nucleari, dell’estrazione dell’uranio e dello smaltimento delle scorie nucleari nelle terre indigene del Nord America che dà voce a chi ha subito in prima persona le conseguenze del colonialismo nucleare e a chi continua a combatterlo.
Un ritratto documentaristico di James Baldwin, una delle figure chiave della letteratura americana, della cultura nera e del pensiero politico del XX secolo. L’iconico autore viene ripreso in luoghi simbolo di Parigi, doveva viveva all’epoca, tra cui Place de la Bastille.
Nel 1962, Ivens fu invitato in Cile per insegnare regia e insieme ai suoi studenti realizzò questo corto, la storia di una città costruita su 42 colline il cui presente collide con un passato prestigioso, in cui si scontrano ricchezza e povertà e in cui si svolge un marasma di attività quotidiane.
Segue passo per passo l’indagine della polizia e il processo giuridico. Il cuore del film è la registrazione della ricostruzione originale dell’omicidio messa in scena dagli imputati, in cui ammettono la loro colpevolezza.
Il film si apre con una discussione tra Edgar Morin e Jean Rouch: è possibile recitare in modo sincero di fronte alla cinepresa? Viene poi introdotto un cast di persone comuni che, di fronte ai registi, parla di temi quali la società francese e la felicità della classe operaia.
“Shakedown” è il nome di una serie di feste fondate da e per le donne nere di Los Angeles con go-go dance e spogliarelli per la scena lesbica underground della città. Vediamo clienti infilare banconote nelle mutande delle performer, che celebrano la sessualità saffica al ritmo pulsante dell’hip-hop.
Letter from Siberia è un saggio lirico in forma epistolare, in cui intervengono elementi stilistici di vario genere, con il quale Marker documenta il suo viaggio in Siberia e sviluppa per la prima volta il suo caratteristico stile narrativo.
Una meditazione sperimentale sui foyer e sulle iconiche pubblicità di Times Square, il primo film di Klein cattura gli aspetti al contempo squallidi e scintillanti del quartiere dei teatri di New York.
Uno studio sperimentale di un weekend nel giugno del 1983. Durante quella che doveva essere una “gita in campagna”, diversi artisti berlinesi andarono in un piccolo villaggio nello Schleswig-Holstein per dare ai residenti un assaggio dell’avant-garde di Berlino.
Barlumi stroboscopici di superfici domestiche vittoriane e ombre geometriche trasformano il mondo fisico in un’allucinazione impressionista. Altrove, uno spettro emerge dalle profondità del cinema espressionista tedesco.