Il punto di partenza è un libro di sceneggiature mai girate di Antonioni, Quel bowling sul Tevere. Il film è “recitato” da un vero critico, Philippe Azoury, nei panni di un critico inesistente che parla di questi film inesistenti dell’inesistente “periodo giapponese” del cineasta italiano.
Ragazzi normali di giorno, re di notte: ecco come si sentono i giovani rom bulgari quando arrivano a Vienna in cerca di fortuna e denaro facile, dove vendono il loro corpo come se fosse l’unica cosa che hanno. Quello che li fa andare avanti, così lontano da casa, è il loro cameratismo.
Erwin Romulo, migliore amico del critico cinematografico Alexis Tioseco, racconta quello che è successo dopo che quest’ultimo e la sua fidanzata sono stati assassinati durante una rapina a casa loro. Per non interrompere mai la narrazione degli eventi, Lav Diaz utilizza un lungo piano sequenza.
Uno studio sperimentale di un weekend nel giugno del 1983. Durante quella che doveva essere una “gita in campagna”, diversi artisti berlinesi andarono in un piccolo villaggio nello Schleswig-Holstein per dare ai residenti un assaggio dell’avant-garde di Berlino.
Fox Maxy presenta del materiale audiovisivo che ha raccolto nel corso di dieci anni (tra cui scene di documentari, clip televisive e stralci animati, a volte sovrapposti uno sull’altro) in un collage sensoriale, che esplora temi come la violenza sessuale, il senso di comunità, la fiducia e la gioia.
Questo incredibile non-documentario dal re degli zozzoni Joseph P. Mawra si impegna al massimo per rappresentare le “traversie” delle lesbiche nel 1965 circa. Certo, è solo un film grindhouse per i colletti bianchi, ma è anche un sorprendente “documentario casuale” sul Village degli anni ’60.
In una camera oscura, sono state disposte su una superficie 50 strisce di pellicola non esposte su cui è stato proiettato un fotogramma di La sortie des ouvriers de l’usine Lumière per creare un nuovo tipo di film…
Attraverso ricostruzioni drammatiche e spezzoni documentaristici, Igor Bezinović cattura l’essenza di D’Annunzio e del nascente fascismo durante i tentativi del Vate di annettere Fiume all’Italia nel primo dopoguerra.
L’artista sudafricano William Kentridge esplora la vita nello studio, che si immagina come una versione ingigantita della sua testa dove l’artista dialoga con l’uomo. Ben presto, lo studio si riempie dei tanti alter ego di Kentridge.
William Kentridge esplora l’ottimismo della creazione: come mai, anche nelle situazioni più tragiche, c’è sempre qualcuno che suona, canta e crea? Insieme a una banda di ottoni, percorre le strade di Johannesburg in testa a un’allegra parata. Ma le sue due parti raggiungeranno finalmente un accordo?
William Kentridge si interroga sul rapporto tra gli autoritratti e l’autocoscienza e accoglie nel suo studio la ballerina Dada Masilo. Mentre l’artista tenta di disegnare la propria immagine con un pennello attaccato alla punta di un bastone, il suo doppio osserva da lontano il risultato imperfetto.
William Kentridge riflette sul rapporto tra la memoria e i luoghi. Su un foglio, l’artista disegna un paesaggio coloniale fittizio, come quelli che si ricorda appesi nella sala da pranzo della sua infanzia. Sull’altro, il suo alter ego disegna quello che ricorda di aver visto davvero a Johannesburg.
Piccole marionette di carta e attori mascherati danzano senza sosta in un fittizio museo sovietico mentre William Kentridge racconta la storia della sua installazione del 2022, Oh to Believe in Another World, realizzata in risposta alla Sinfonia n. 10 del compositore russo Dmitrij Šostakovič.
William Kentridge comincia a tracciare pennellate nere che formano l’immagine di un cavallo, ma da un solo punto di vista, , e discute con il suo alter ego seduto in sella a un cavallo di legno. Poi, l’artista comincia a lavorare a una grande scultura astratta insieme a un team di collaboratori.
Mentre ripensa a una storia che gli raccontava il padre da piccolo, su come Perseo uccise accidentalmente suo nonno, Kentridge riflette sull’ineluttabilità del destino. Ripercorre poi la storia della Sibilla Cumana, che trascriveva le sue predizioni su foglie di palma.
Kentridge rimette in scena delle prove per alcune sue vecchie performance e legge una poesia fonetica insieme agli attori Hamilton Dlamini, Mncedisi Shabangu, Nhlanhla Mahlangu e Mica Manganye. Leggono poi una lettera di John Chilembwe del 1915, con cui chiedeva la parità giuridica in Malawi.
Dei suoni prendono vita attraverso i dipinti, un’ombra si trasforma in una scultura, il tempo assume la forma di una pellicola cinematografica e una macchia astratta diventa un’immagine. Intanto, Joanna Dudley e Ann Masina recitano un mito delle Metamorfosi, che è il tema di questo episodio.
Un’indagine sulla storia dei test nucleari, dell’estrazione dell’uranio e dello smaltimento delle scorie nucleari nelle terre indigene del Nord America che dà voce a chi ha subito in prima persona le conseguenze del colonialismo nucleare e a chi continua a combatterlo.
Nel dicembre 1969, il leggendario pianista e compositore Thelonious Monk chiuse la sua tournée europea a Parigi. Prima del concerto, Monk fu intervistato per la TV francese dal pianista jazz Henri Renaud. Filmati d’archivio scoperti da poco rivelano le incomprensioni tra Monk e il suo interlocutore.
La leggendaria Cesária Évora, la “diva scalza”, nacque in povertà nella Capo Verde coloniale e conquistò la fama grazie alla sua voce. Filmati d’archivio mai visti, tra cui filmini casalinghi, registrazioni e testimonianze uniche, ricostruiscono il contesto socio-politico della sua vita.
“Shakedown” è il nome di una serie di feste fondate da e per le donne nere di Los Angeles con go-go dance e spogliarelli per la scena lesbica underground della città. Vediamo clienti infilare banconote nelle mutande delle performer, che celebrano la sessualità saffica al ritmo pulsante dell’hip-hop.